Il buffo (e un po' inquietante) omino tarchiato con la piccola pistola non ebbe il tempo di rispondere alle domande di Santhiago.
Proprio nel bel mezzo delle due grosse piastre circolari al centro della stanza, improvvisamente, si aprì con un forte sfrigolio uno schermo olografico rettangolare contornato di pura luce verdastra; voltandosi di scatto verso di esso, Santhiago ebbe appena il tempo di notare l'espressione sorpresa dell'uomo che aveva seguito in quella stanza sotterranea: sorpresa, ma anche sollevata allo stesso tempo.
Lo schermo olografico mostrava una parete di un bianco asettico, sulla quale si stagliava la silhouette di una persona seduta su una poltrona profonda, o comunque una sedia singola, completamente in ombra e dai tratti irriconoscibili.
La sua voce, che risuonò in tutta la stanza dopo qualche istante, sembrava leggermente contraffatta tecnologicamente.
- Non è stato Martin a telefonarti questa mattina, Santhiago, ma io. E' un piacere vederti in salute e sempre allerta, così com'è stato un vero piacere osservare come hai gestito la situazione al Museo. I miei complimenti. -
Dopo una breve pausa, riprese.
- Come probabilmente avrai già capito, io sono quello che puoi continuare a chiamare "Il Terzo"... e al contrario di ciò che potresti pensare, non ho alcuna intenzione di farti del male. E anche Martin, ovviamente. -
A sentire questa frase, l'ometto tarchiato abbassò la piccola pistola e assunse un atteggiamento molto più rilassato.
- Immagino sarai pieno di domande. Posso rispondere di certo ad alcune di esse, quindi ti prego, inizia pure. -
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